Il rap generazionale e un po' misogino del «re» Marracash

29 ott 2011 | |

Una sensazione di malessere chiude l'ascolto di King del rap, ritratto hip hop di una generazione che sembra aver come sogno solo fare i soldi e sfoggiare donne come beni di lusso, ma ha ragione il suo autore, Marracash, quando domanda ai suoi critici: «Voi trovate che oggi ci sia così tanto da gioire?».

«Oggi la crisi non è più solo economica, ma delle coscienze», denuncia il rapper milanese, emerso nel 2008 con il tormentone Badabum cha cha, «c'è una decadenza che va al di là di ogni immaginazione e un processo per distruggere l'amore, sembra che ce ne sia sempre meno bisogno, che sia figo mostrarsi cinici e arrivisti quando siamo soli e tristi come non mai».
Marracash, alla pari di un collega come Fibra, rischia di essere frainteso: i suoi testi spesso sono volgari e misogini, ma lui «non c'è, ci fa»: per quanto riguarda le donne, ad esempio, spiega che «è la cultura che ci spinge a considerarle come oggetti. Io mi domando solo perché abbiano lottato tanto per diventare come Belen o la Senicar».
In Sabbie mobili, senza farne il nome, «Marra» attacca Caparezza, il rapper che denigra il premier: «Non ce l'ho con lui, ma trovo assurdo che venga visto in modo più intellettuale di me perché è capellone e vestito male e condanna i politici per cose che sanno anche i sassi». Per un collega in cui non si identifica, ce ne sono tanti altri ospiti del suo disco, dai Club Dogo a Fabri Fibra, da Emis Killa a J Ax.
In un pezzo ispirato ad Amy Winehouse che ascoltato oggi sembra riferirsi a Marco Simoncelli: «Mi spiace che sia morto un giovane campione, ma trovo assurdo che la morte diventi uno spettacolo».

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