VILLAFRANCA. Show ridotto per la febbre alta dell'artista. Il rapper scatenato contro i politici arringa i 3.000 spettatori: «Vi dovete arrabbiare, a nessuno importa niente di voi...»
L'effetto finale di Fabri Fibra è opposto a quello dello show Beppe Grillo is back. Se il comico genovese, al termine delle sue (quasi) tre ore di spettacolo lasciava il pubblico con l'ansia per il futuro e la disperazione di un presente che non cambia, il rapper marchigiano ha salutato gli oltre tremila ragazzi accorsi l'altra sera al Palacover di Villafranca con parole dure ma di speranza: «Mi chiedono cos'è la Controcultura, visto che ho chiamato così il mio disco e il mio tour», ha gridato Fibra. «Viviamo in un paese dominato da una classe politica vecchia e vedere migliaia di ragazzi giovani come voi a un concerto è controcultura».
Aveva già rincarato la dose con i suoi brani più feroci (Escort – indovinate di cosa parla?) Tre parole, In Italia, Incomprensioni e Vip in trip) ma prima di mitragliare le migliaia di orecchie presenti a suon di rime, aveva detto: «Raga', nessuno di voi farà mai carriera, con questi politici al potere. Vi dovete arrabbiare, dovete fare la rivoluzione…. Nessuno vi darà mai un lavoro decente, una vita normale… A nessuno importa niente di voi».
È una chiamata alla partecipazione alla vita pubblica, lontano dalla televisione e dai falsi miti che propina. E la fa un rapper definito controverso, ma in realtà limpido e cristallino, molte volte sboccato sì, ma in grado di usare le parolacce con una finalità poetica come Boccaccio o il primo Benigni di Berlinguer ti voglio bene. Nel suo show di appena un'ora e 15 minuti (Fibra aveva la febbre e la scaletta è stata ridotta), i bersagli sono belli in vista: la tivù, i personaggi del gossip, i politici («Ditemi se credete nei politici», ha chiesto, ed è partito, come un boato, un «nooo» di risposta) ma anche i partiti e gli stessi ragazzi tra il suo pubblico che magari ballano il ritmo hip hop, ma non capiscono quello che lui rappa. Emblematica una strofa: «Tu che ci fai qui?», domanda Fibra a uno che lo guarda dal vivo. «Dice "passo per caso"/ Sì, a un concerto passi per caso/ Pensi che la beva come chi/ come chi vota Lega?»
Alla fine, nel cervello rimbombano frasi («Il lavoro in Italia è come l'autostrada/ tutto bloccato») di una cattiveria a tratti così lucida da far male. E risaltano la veemenza e l'autorità con cui Fibra scandisce rime insieme all'altro rapper sul palco, Entics. Anche quando è autoreferenziale («Fabri Fibra è tanta roba, applausi per Fibra, sempre io»), è comunque una bomba innescata nelle coscienze. «La rivoluzione non si fa senza passione», confessa Fabri. Lui, il cuore, ce l'ha messo tutto.
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L'effetto finale di Fabri Fibra è opposto a quello dello show Beppe Grillo is back. Se il comico genovese, al termine delle sue (quasi) tre ore di spettacolo lasciava il pubblico con l'ansia per il futuro e la disperazione di un presente che non cambia, il rapper marchigiano ha salutato gli oltre tremila ragazzi accorsi l'altra sera al Palacover di Villafranca con parole dure ma di speranza: «Mi chiedono cos'è la Controcultura, visto che ho chiamato così il mio disco e il mio tour», ha gridato Fibra. «Viviamo in un paese dominato da una classe politica vecchia e vedere migliaia di ragazzi giovani come voi a un concerto è controcultura».
Aveva già rincarato la dose con i suoi brani più feroci (Escort – indovinate di cosa parla?) Tre parole, In Italia, Incomprensioni e Vip in trip) ma prima di mitragliare le migliaia di orecchie presenti a suon di rime, aveva detto: «Raga', nessuno di voi farà mai carriera, con questi politici al potere. Vi dovete arrabbiare, dovete fare la rivoluzione…. Nessuno vi darà mai un lavoro decente, una vita normale… A nessuno importa niente di voi».
È una chiamata alla partecipazione alla vita pubblica, lontano dalla televisione e dai falsi miti che propina. E la fa un rapper definito controverso, ma in realtà limpido e cristallino, molte volte sboccato sì, ma in grado di usare le parolacce con una finalità poetica come Boccaccio o il primo Benigni di Berlinguer ti voglio bene. Nel suo show di appena un'ora e 15 minuti (Fibra aveva la febbre e la scaletta è stata ridotta), i bersagli sono belli in vista: la tivù, i personaggi del gossip, i politici («Ditemi se credete nei politici», ha chiesto, ed è partito, come un boato, un «nooo» di risposta) ma anche i partiti e gli stessi ragazzi tra il suo pubblico che magari ballano il ritmo hip hop, ma non capiscono quello che lui rappa. Emblematica una strofa: «Tu che ci fai qui?», domanda Fibra a uno che lo guarda dal vivo. «Dice "passo per caso"/ Sì, a un concerto passi per caso/ Pensi che la beva come chi/ come chi vota Lega?»
Alla fine, nel cervello rimbombano frasi («Il lavoro in Italia è come l'autostrada/ tutto bloccato») di una cattiveria a tratti così lucida da far male. E risaltano la veemenza e l'autorità con cui Fibra scandisce rime insieme all'altro rapper sul palco, Entics. Anche quando è autoreferenziale («Fabri Fibra è tanta roba, applausi per Fibra, sempre io»), è comunque una bomba innescata nelle coscienze. «La rivoluzione non si fa senza passione», confessa Fabri. Lui, il cuore, ce l'ha messo tutto.
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2 commenti:
Entics, non Antics.
Grazie della segnalazione ;) errore di battitura :)
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